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L'era dei dazi

Donald Trump, nel Giardino delle Rose della Casa Bianca, ha ufficialmente dichiarato una "guerra commerciale globale", annunciando una vasta serie di dazi che mirano a riequilibrare quello che lui definisce un "sistema ingiusto" a discapito degli Stati Uniti. La conferenza è stata accompagnata da un mix di retorica nazionalista e promesse di rinascita economica, con il Presidente che ha sottolineato il bisogno di "rendere di nuovo ricca l'America". Tra bandiere americane e dichiarazioni enfatiche, Trump ha descritto le nuove politiche commerciali come un modo per proteggere l'industria statunitense, ridurre il debito pubblico e incentivare gli investimenti interni.
Le nuove misure prevedono dazi universali minimi del 10% per tutti i Paesi, ma con tariffe significativamente più alte per quelli che Trump considera "sleali". I Paesi più colpiti includono la Cina, che affronterà dazi al 34%, l'Unione Europea al 20% e l'India al 26%. A livello globale, le tariffe più elevate sono riservate al Vietnam (46%), alla Thailandia (36%), a Taiwan (32%), all'Indonesia (32%) e alla Svizzera (31%). Anche il Myanmar, recentemente colpito da un terremoto devastante, verrà tassato al 44%, mentre il Regno Unito, con cui gli Stati Uniti cercano di mantenere buoni rapporti, affronterà un dazio relativamente basso del 10%. Curiosamente, Paesi come Russia e Bielorussia non sono stati inclusi nella lista dei "cattivi", sollevando domande sulle motivazioni politiche dietro queste scelte.
Trump ha inoltre annunciato dazi specifici, come un'imposta del 25% su tutte le automobili, oltre a quelli già esistenti sul settore dell'acciaio e dell'alluminio. Tuttavia, alcuni settori strategici, come rame, alluminio, legname, petrolio e minerali critici, sono stati esclusi dalle tariffe. Secondo un documento diffuso dalla Casa Bianca, queste esenzioni sono state pensate per evitare ripercussioni su settori chiave per l'economia statunitense.
Il Presidente ha promesso che le nuove entrate fiscali, stimate in sei trilioni di dollari, saranno utilizzate per diversi obiettivi: abbassare le tasse ai cittadini americani, ridurre il debito pubblico, che supera i 30 trilioni di dollari, e rilanciare gli investimenti infrastrutturali. Ha dichiarato che queste misure rappresentano "l'inizio di una nuova età dell'oro" per l'economia americana. Tuttavia, Trump non ha approfondito le possibili conseguenze economiche delle sue politiche, tra cui l'aumento dell'inflazione e dei prezzi al consumo, un aspetto che secondo numerosi esperti è una delle principali preoccupazioni legate a questa strategia. Studi precedenti e letteratura economica hanno dimostrato che i dazi imposti durante il primo mandato di Trump sono stati sostenuti principalmente dai consumatori americani, con un impatto diretto sull'aumento dei costi per le famiglie.
La Casa Bianca ha difeso le nuove misure, affermando che i dazi sono uno strumento efficace per raggiungere gli obiettivi economici e strategici dell'amministrazione. Tra gli studi citati, l'Economic Policy Institute ha evidenziato una correlazione tra i dazi e la promozione di prodotti "Made in USA", mentre un'analisi dell'Atlantic Council ha mostrato come queste misure possano incentivare l'acquisto di beni prodotti internamente. Nonostante queste dichiarazioni, rimangono aperti numerosi interrogativi sull'effettiva efficacia e sostenibilità di queste politiche nel lungo termine.
L'Unione Europea, guidata dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, ha dichiarato che risponderà con fermezza alle decisioni degli Stati Uniti. Al momento, l'UE è in una fase di attesa, ma von der Leyen ha promesso una "risposta con forza" e ha assicurato che sono stati effettuati calcoli dettagliati sull'impatto economico delle misure americane. Le imprese italiane sono particolarmente preoccupate per le ripercussioni dei dazi, dato che l'Italia ha esportato beni per un valore di 65 miliardi di euro negli Stati Uniti nel 2024. I settori più colpiti includono il farmaceutico (10 miliardi di euro), l'agroalimentare (7,8 miliardi di euro) e l'automotive (4,6 miliardi di euro).