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Garlasco: il caso riaperto
La condanna da parte della Corte di Cassazione a 16 anni di carcere per Alberto Stasi, legato da una relazione sentimentale con la vittima Chiara Poggi, pronunciata il 12 dicembre del 2015, sembrava aver messo la parola "fine" a una vicenda durata oltre 8 anni dal giorno dell'omicidio della ragazza 26enne trovata morta nella sua abitazione a Garlasco il 13 agosto 2007. In primo grado e in appello, Stasi era stato assolto; poi la Corte di Cassazione, nel 2013, annullò queste sentenze e rinviò il caso per nuove indagini. Nel 2014, Alberto Stasi fu condannato dalla Corte d'Appello di Milano grazie a nuove perizie, tra cui esami del Dna, sentenza confermata dalla Corte di Cassazione nel 2015, per aver ucciso Chiara Poggi "con un oggetto appuntito, sferrando tra i 10 e 15 colpi, l'ultimo alla nuca, che le sarebbe stato fatale. Da quel giorno Stasi è recluso nel carcere milanese di Bollate, ritenuto unico responsabile di quello che viene ricordato come il Delitto di Garlasco.
In realtà, Stasi non fu l’unico indagato del delitto ma l’indagine si concentrò anche su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, che venne di fatto prosciolto da tutte le accuse nel 2017. Ora, a 18 anni dall'omicidio, Sempio è stato iscritto nuovamente nel registro degli indagati dopo essere stato raggiunto da un avviso di garanzia con l'accusa di omicidio in concorso con ignoti o con lo stesso Stasi. I risultati di una nuova tecnica per estrarre ed analizzare il Dna avrebbero riacceso le speranze della difesa di Stasi e oggi si è arrivati a questa 'riapertura'. Una consulenza disposta nei mesi scorsi dalla Procura di Pavia avrebbe confermato che sotto le unghie di Chiara Poggi, in più punti, erano presenti tracce di Dna riconducibile ad Andrea Sempio. Questi nuovi accertamenti sui reperti biologici avrebbero trovato riscontro anche nella consulenza della Procura. In un primo tempo, la consulenza tecnica sul materiale genetico, offerto dalla difesa di Stasi, fu considerata inattendibile perché la perizia era intrisa di "risultati incostanti, gravati da artefatti conseguenti a possibile degradazione e inserimenti contaminanti, nonché soggetti a probabile contaminazione ambientale" e pertanto "non utilizzabili per definire una 'ipotesi di identità, quindi per effettuare alcun confronto con un profilo genetico". Nella perizia chiesta dai giudici dell'appello 'bis', la traccia genetica venne definita troppo 'rovinata' per poter essere considerata scientificamente valida mentre secondo i difensori di Stasi c'era la piena coincidenza tra i due dna a confronto e in alcuni dei 9 reperti estrapolati il dna era "pulito" e ben leggibile. Parrebbe, invece, che le nuove tecniche utilizzate oggi siano in grado di riuscire a fare questa comparazione e che per questo sia reso necessario riaprire il caso per vagliare la posizione di Sempio.
Andrea Sempio è stato sottoposto coattivamente al tampone e all'esame salivare per ricavare il suo dna nella sede della Scientifica dei carabinieri di Milano, dopo aver negato il consenso al prelievo.