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Attualità dall'Italia

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Il caso Abedini

Mucchio di giornali

 Mohammad Abedini Najafabadi è un ingegnere iraniano arrestato a Malpensa il 16 dicembre su richiesta degli Stati Uniti perché accusato di aver esportato materiali tecnologici statunitensi in Iran e di aver supportato le Guardie rivoluzionarie, che gli Usa considerano un’associazione terroristica. In particolare, Abedini era accusato a) di fornitura di supporto materiale a un’organizzazione ritenuta terroristica (Guardie della Rivoluzione islamica iraniana); b) coinvolgimento nella produzione di droni utilizzati per attacchi armati; c) violazione delle sanzioni statunitensi per aver esportato illegalmente tecnologia con potenziali usi militari. Per molti, il suo arresto (così come il suo rilascio) si è intrecciato con quello della giornalista italiana Cecilia Sala, fermata all’aeroporto di Teheran lo scorso 19 dicembre, e liberata l’8 gennaio.

A sbloccare la situazione è stato l’intervento del ministro della Giustizia Carlo Nordio che ha depositato presso la Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano, in virtù del fatto che la richiesta di estradizione, così come pervenuta dagli USA, non poteva eseguirsi, atteso che uno dei fatti di cui Abedini era accusato non configurava reato nell’ordinamento italiano (associazione a delinquere per aver violato l'IEEPA, ovvero l’International Emergency Economic Powers Act). Per quanto, invece, concerneva la seconda e la terza fattispecie (rispettivamente di "associazione a delinquere per fornire supporto materiale ad una organizzazione terroristica con conseguente morte" e di "fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte”), non risultano certezze che tali fatti siano a lui riconducibili, svolgendo il medesimo, attraverso proprie società,  attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari. Le indagini non avrebbero fornito prove sufficienti a confermare le accuse iniziali.

L’estradizione è un procedimento giuridico internazionale che prevede la consegna di una persona da uno Stato a un altro affinchè questa persona sia sottoposta a processo o sconti una pena per un reato commesso nel Paese che richiede l’estradizione. Quando l’estradizione viene richiesta, si parla di estradizione attiva, quando la si subisce si parla di estradizione passiva. L’estradizione è sottoposta a condizioni : a) la doppia incriminazione: il reato oggetto di estradizione deve essere considerato tale sia nello Stato richiedente che in quello richiesto; b) emissione di un mandato di arresto internazionale; c) assenza di persecuzioni politiche: l’estradizione non può essere concessa se vi è il rischio che la persona estradata  sia perseguitata per motivi politici, razziali o religiosi; d) garanzia di un giusto processo: lo Stato richiedente deve garantire alla persona estradata un processo equo e giusto.

Gli Stati possono stipulare tra loro trattati o accordi bilaterali di estradizione che definiscono le modalità e i presupposti per la consegna di persone ricercate dalla giustizia. Questi accordi possono anche prevedere limitazioni o esclusioni. Il trattato tra Italia e Stati Uniti in materia di estradizione persegue scopi di cooperazione giudiziaria in materia penale, lottando contro la criminalità transnazionale e assicurando alla giustizia gli autori di reato e l’estradizione è sottoposta alle condizioni citate sopra. Nel caso dell’ingegner Abedini, mancava la doppia incriminazione e probabilmente vi era il forte pericolo di persecuzione per motivi politici.

Vi sono alcuni casi celebri che sono stati oggetto di estradizione tra Italia e Stati Uniti, tra cui Ferdinando Gallina, sicario di Cosa Nostra, coinvolto in numerosi omicidi che venne arrestato negli Stati Uniti ed estradato poi in Italia nel 2021 e, da ultimo, il caso recentissimo di Chico Forti. Quest’ultimo, arrestato a Miami nel 1998, fu condannato all’ergastolo per l’omicidio di Dale Pike, imprenditore australiano. Dopo anni di battaglie, Chico Forti è stato estradato in Italia a maggio dello scorso anno.

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